Una cascata di sorelle

Una cascata di sorelle
(grazie a Maria per il lavoro svolto)

venerdì 12 luglio 2013

UNA "CASCATA" DI STUDENTI

Rieccoci, compariamo un' altra volta su questa pagina prima di scomparire nel nulla per qualche altro mese. Oggi vorrei parlare di una esperienza che ho vissuto qualche mese fa, e sinceramente non so per quale motivo non ne ho parlato prima....
Dunque, tutto ebbe inizio verso metà novembre quando uno studente del Liceo dove ho studiato fino al 2010 pure io mi chiama, per dirmi che nessun professore ha avuto la grazia di organizzare quest' anno nella loro scuola il solito laboratorio teatrale, ma non solo. Mi dice anche che la preside ha accettato la proposta degli studenti di affidare a me il corso quest' anno. Io devo pensarci....circa tre secondi prima di accettare.
Nei giorni successivi si sbriga la questione burocratica, parlare con la beneamata preside, firmare il contratto, parlare col professore che supervisionerà il lavoro. Incredibile, malgrado i mille dubbi che mi hanno preso all' improvviso (uno: per quanto sia lusingato della stima che hanno gli studenti, non ho sufficiente esperienza per fare quello che mi viene chiesto, due: conosco gli studenti che avrei dovuto gestire, e molti a mio avviso sono decisamente poco gestibili, figuriamoci se si lasciano dire qualcosa da me!), sono riuscito a trovare un lavoro. Non solo, il mio lavoro è quello che ho sempre sognato. Lavorare con degli studenti e fare il regista!!

Beh, il tempo per esaltarsi è poco, perchè presto mi si presenta davanti il primo problema, procurarmi un testo. E la ricerca non è facile, ma alla fine ne trovo uno che potrebbe andare...o meglio lo trova il mio amico studente "di prima". Una commedia, che parla di suore, orfane e perizomi. Sì, una cosa decisamente poco consona per una scuola. Mi piace, lo facciamo. E mi piace ancora di più nel momento in cui scopro che la professoressa che regge tutto il macchinone dello spettacolo (oltre alla performance teatrale ne sono state preparate altre 17) è una insegnante di religione.
Ma la scelta mi porta immancabilmente ad un altro problema: il taglio del copione. Mi dedica parecchio tempo, arrivo ad avere una versione sufficientemente tagliata e allo stesso tempo convincente solo a gennaio.

Ma il tempo da qui a gennaio come lo occupiamo? Sì, perchè il 22 novembre il corso inizia, e come lo risolviamo questo terzo problema? Beh, lo aggiriamo abbastanza facilmente. Gli studenti devono lasciarmi il tempo di conoscerli, di capire quale studente è più adatto a quale parte (perchè decido io anche questo) e quindi occupo le prime lezioni facendo fare ai "miei" attori dei giochetti simpatici, che io stesso ho imparato negli anni dai miei insegnanti. Un po' per occuparli, un po' per metterli alla prova.
Nel frattempo mi assale il dubbio: che fare con le parti? Do quelle principali a chi mi ispira più fiducia, e faccio venire uno spettacolo sinceramente inguardabile? O la rischio, dando quelle parti alle persone più adatte ad interpretarle, ma che in fondo tutta questa fiducia non me la danno? Decido di rischiare (o meglio rischio fino ad un certo punto) e così facendo assegno le parti ai giovincelli!

Da gennaio si cambia registro, iniziamo a montare le scene. Ne sarò in grado? Beh mi pare di sì. Chi sembra non esserne in grado sono gli studenti.Oh, Dio solo sa quanto perdo la testa nel momento in cui scopro che solo in due hanno stampato il copione che ho inviato loro via mail.
Mi arrabbio ancora di più quando vedo che certe persone a un mese dall' inizio del montaggio non riescono a migliorare. E ancora di più mi arrabbio nel vedere che non sanno le loro battute ad un mese dalla messa in scena.

A questi ordinari problemi che si erano preventivati si aggiungono i cosiddetti imprevisti: può accadere che un' attrice lasci il gruppo improvvisamente e debba essere trovata una sostituta. Che grazie al cielo troviamo sguinzagliando per l' ennesima volta il nostro studente tuttofare (su mia precisa indicazione ovviamente). E quella fu a mio avviso una scelta decisamente felice, nessuno era più adatto a quella parte che la sostituta.

Comunque non sono qui a dire che sono stati mesi di pura angoscia. Certo la mia preoccupazione nel vedere che le battute non entravano nella zuccaccia dei ragazzi cresceva, ma insomma stiamo parlando di studenti. Nulla a che vedere con le sorprendenti soddisfazioni che mi hanno dato: ad esempio ho dovuto ricredermi su coloro a cui ho dato fiducia anche se con la ferma convinzione che era un grande rischio, che si sono impegnati ben più delle mie aspettative. Frasi del tipo "Ma che mi è staltato in testa?" sostituite ben presto da più ottimistici "Ma che bravi!!"
Per non parlare degli abiti da suora che una ragazza ha fatto fabbricare. Era un piacere guardare lo show solo per quei costumi.
Poi mai avrei immaginato che i miei sottoposti mi ascoltassero per davvero. Io dicevo loro "Fai così" e loro lo facevano. Certo, magari non alla prima prova, magari alla seconda, magari alla dodicesima, ma prima o poi lo facevano. Queste, non sembra, ma sono soddisfazioni.
Montare l' inizio, pure quello è stato parecchio divertente. Immaginate la scena: un convento, delle suore e delle fanciulle che ripongono degli stracci in un baule, quando all' improvviso parte una canzone, tratta direttamente dal musical "Sister act", giusto per restare in tema. E allora si vedono questi pinguini che saltellano da una parte all' altra, scatenati, presi dal ritmo. Sì, decisamente una delle mie intuizioni migliori, resa al meglio da quelle sgallettate fenomenali delle mie attrici.

Bene, il tempo da gennaio a maggio galoppa, noi ci ritroviamo a ridosso dello spettacolo e ancora non abbiamo fatto una filata come si deve, gli studenti iniziano a preoccuparmi.

Il trenta maggio ormai è qui, a questo punto io sono nella paranoia più totale, oltre che dei giovani devo occuparmi alla grande della scenografia, delle luci (anzi, grazie infinite al supporto fondamentale del buon Piero!) e tenere a bada i miei istinti omicidi che prendono sempre più forma nella mia mente malata (brutta gente gli insegnanti, ve lo dico io)

Comunque il 29 ci sono le prove generali in teatro. Per la prima volta dopo aver passato quattro anni da attore, e dopo aver comunque fatto altre cose, per la prima volta posso dire di essere un tantino agitato. E la gente che incontro per le quinte ha anche il coraggio di chiedermelo "Ma Stefano, sarai mica agitato?" ma che diamine, siete scemi? Mi sembra ovvio che sono agitato, non dovrei? Mi hanno appioppato la responsabilità di un gruppo di adolescenti, io voglio che siano orgogliosi di quello che stanno facendo. Per questo voglio che facciano le cose per bene.
Ma gli studenti iniziano ad essere preoccupati a loro volta, basti pensare che una povera ragazza si è messa a piangere per l' agitazione.

"Beh al diavolo, vi ho maziati per mesi, ora pensate a divertirvi su quel palco" è l' unica cosa che mi sento di dire.

30 maggio: lo show inizia. Io sono dietro le quinte a due passi dal palco, e mi sbraccio per dare indicazioni, anche qui. Davanti agli occhi ho mesi di prove che, diciamolo, potevano andare meglio. E invece mentre i miei ragazzi recitano, tra la concentrazione, i fari, il pubblico che continua a ridere, una caduta involontaria ma molto d' effetto, beh, io solo una cosa penso "Ma perchè queste teste di cavolo invece di recitare così anche in prova mi hanno fatto perdere anni di vita a disperarmi?" Beh se a fine mattinata sono molto soddisfatto, a fine serata posso dire di essere orgoglioso dei miei ragazzi...e un poco anche di me.

Oggi è passato più di un mese da allora, e io comincio ad avere una certa nostalgia. Sarà che è arrivata l'estate decisamente più monotona e meno frenetica. Sarà che, tornato al mio ruolo di attore, mi manca il fatto di essere io il capo, oltre al dilemma che dopo essere stato regista per qualcun altro sono diventato ancora più critico verso il "me attore".
O forse sarà che comunque le persone con cui ho lavorato in questi anni a scuola sono sempre le stesse, e alla fine, anche se con molte ci si vede solo per quelle due ore a settimana, si finisce col diventare una specie di famiglia.
E da questa famiglia quest' anno oltretutto ci hanno lasciato tre pilastri: tre ragazze "in gambissima", oltre che le tre attrici di cui sinceramente io mi fidavo di più. Ah, già, ci ha lasciati anche la mia assistente di regia, come potevo scordarmi di lei? Sì insomma non è che è rimasta tanta gente al momento.

E allora mi viene naturale pensare ai tanti amici che sono passati di qui, a come questo gruppo sia cambiato dalla prima volta che ci ho messo piede nel lontano 2007, e a quanto anche quest' anno si sia preso un bello scossone. Ma in fondo nulla dura per sempre, l' importante è conservare un bel ricordo. Ce l' avranno le tre ormai ex-attrici? Beh in tal caso potrò dire di aver fatto un buon lavoro.
In ogni caso quello teatrale è un Mondo più piccolo del previsto, se decideranno di restarci le nostre strade si incroceranno di nuovo.

E l' anno prossimo? Chi ci sarà? Chi porterà avanti la tradizione dell' "spettacolo di fine anno" al Liceo? Io ci sarò ancora? Mah, lo scopriremo solo vivendo...

Z.S.